Atri

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ATRI...

L’antica Hatria Picena così chiamata nel periodo preromano era la capitale Picena del sud. Nel 290 a.C. divenne Municipium Foederatum di Roma, importante centro commerciale con i suoi porti sull’Adriatico cui diede il nome. Fu l’unica città dell’Adriatico a battere moneta prima di Roma, ritenute tra le più antiche, si parla del VI e V secolo a.C. Presenta numerosi monumenti che attestano la sua storia nei secoli: la Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta ne è testimonianza come anche le diverse chiese situate nel centro storico, il Palazzo ducale dimora dei duchi d’Acquaviva, il Teatro Romano e tanto ancora.

Da non perdere lo spettacolo naturale dei Calanchi da moltiscrittori paragonati a bolge dantesche, fenomeno erosivo delle terre argillose, tipiche della zona di Atri e tra le più imponenti d’Europa ove l’incisione delle acque meteoriche ha assunto proporzioni enormi, tali da creare una serie di picchi e sbalzi per centinaia e centinaia di metri, tanto da dare al paesaggio un aspetto lunare. In tempi recenti tale area è divenuta Riserva Naturale Regionale dei “Calanchi di Atri”, zona protetta che presenta un habitat sotto l’aspetto naturalistico vario; luogo ideale per osservazioni naturalistiche, percorsi sensoriali, bird watching, trekking, escursioni in mountain bike e laboratori di educazione ambientale.

Da non dimenticare tra le tradizioni più sentite, la tradizione de “li Faugni” celebrata ogni anno all’albadell’8 dicembre; fasci di canne secche ben legate che vengono accese dal fuoco a centro piazza e portate per levie del paese al suono della banda cittadina che precede il corteo. E’ tradizione anche quella di suonare e bussare alle porte delle case per svegliare chi dorme.



...E DINTORNI

E’ difficile selezionare luoghi tra i tanti che andrebbero visti almeno una volta, fortunatamente questa regione possiede diverse bellezze paesaggistiche da meritare una lunga permanenza magari in posti diversi e mi raccomando, senza fretta!

Immancabile per chi ama la montagna la tappa sul Corno Grande, vetta del Gran Sasso, su sentiero panoramico da fare anche in notturna per attendere l’alba (N.B. portare indumenti pesanti anche d’estate) come del resto l’altro sentiero che porta a rifugio Franchetti a quota 2433mt passando dal ghiacciaio più a sud d’Europa, si consiglia, oltre a degustare la loro polenta o zuppa di farro, il pernottamento in loco. Da vedere i numerosi borghi come Calascio, Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte, Farindola, Pretoro e diversi altri sempre restando in zona montana e se poi si vuole dimenticare la stanchezza seduti a tavola, da provare le carni alla brace che si acquistano sull’altopiano di Campo Imperatore da macellerie isolate come cattedrali nel deserto, meta di appassionati di buona carne e in particolar modo del tipico spiedino abruzzese “l’arrosticino”: carne tenera di pecora che si lascia mangiare in modo disarmante e in grandi quantità, magari accompagnato da del buon vino rosso Montepulciano, cui molti ci invidiano, e per finire un piccolo ritaglio di formaggio pecorino, consiglio quello di Farindola fatto con caglio di suino.

I principali centri da visitare come importanza, nonchè nostri capoluoghi di provincia, sono: L’Aquila, Pescara, Teramo, Chieti. Questo e tanto altro nella regione verde d’Europa, ma ricordate: anche quando si sceglie la montagna in Abruzzo è buona norma portare con se un costume, le distanze mare/monti sono così brevi che vale la pena lasciarsi sedurre.